Inter all-time lineup: la miglior formazione di tutti i tempi

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La nostra rubrica dedicata alle formazioni più forti di tutti i tempi nella storia dei singoli club oggi tocca un’altra delicata tappa, con la quale completiamo il quadro delle tre realtà più vincenti nel campionato italiano: è il turno della top 11 dell’Inter, che ha appena festeggiato i suoi 113 anni di vita. Sappiamo bene che è impresa ardua soddisfare le attese degli appassionati sportivi che seguono gli eventi calcistici più importanti in nostra compagnia , ed ancora di più lo sarà con i tifosi nerazzurri. Noi ci proviamo, pronti a scatenare le vostre riflessioni.

I tre grandi momenti della storia nerazzurra

Per mettere in campo il nostro undici titolare abbiamo deciso di seguire soprattutto la storia dei grandi momenti che hanno accompagnato la gloriosa società di Milano. Prima di tutto, la “Grande Inter” di Helenio Herrera che raccolse tanti successi nell’intero arco degli anni Sessanta, arrivando a vincere 3 campionati, 2 Coppe dei Campioni ed Intercontinentali di seguito. In mezzo, un doveroso riferimento ai campioni dell’Inter dei record, che con Trapattoni vinse lo scudetto nel 1989; infine, l’indimenticabile Triplete di José Mourinho, che insieme conquistò Champions League, campionato e Coppa Italia nell’anno 2010.

Per la nostra formazione ideale abbiamo scelto un 4-3-1-2 molto flessibile.


Una sicurezza a sorvegliare la porta

Intendiamoci, sapevamo sarebbe stato così: cominciare a diramare l’elenco dei titolari ci ha fatto sudare sin dai primi attimi, vista la sovrabbondanza di illustri firme che hanno difeso i pali nerazzurri nel corso dei decenni. Da Sarti a Bordon, da Julio Cesar (portiere del Triplete) al “giaguaro” Castellini, da Peruzzi (nonostante un solo anno di presenza con il Biscione, nella stagione 1999-2000) a Pagliuca, fino all’attuale portiere Handanovic. Alla fine abbiamo deciso di affidare le chiavi della porta ad un altro nome, quello di Walter Zenga, l’estremo difensore che forse più di tutti unisce nel ricordo il popolo nerazzurro. Zenga è ricordato per essere stato l’assoluto protagonista della storia dell’Inter, a cui è rimasto legato dal 1982 al 1994, ma soprattutto per essere uno dei simboli dello scudetto dei record della stagione 1988-89. Il suo stile elegante e plastico, unito ad un temperamento forte, gli valsero la nomina di portiere dell’anno per tre edizioni consecutive (dal 1989 al 1990).

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Una difesa di simboli immortali

Davanti alla porta, abbiamo deciso di schierare una linea arretrata che, per classe, forza e cuore, sarebbe effettivamente difficile da trovare in molte altre formazioni ideali. Non poteva certamente mancare a destra l’eterno Javier Zanetti, che con 858 presenze totali di cui 616 in Serie A (ben 137 consecutive), rappresenta il recordman assoluto della storia nerazzurra, oltre ad essere lo straniero con più alto numero di gettoni in campionato.
Zanetti è l’uomo simbolo del Triplete raggiunto nel 2010.
A completare il reparto abbiamo scelto tre figure indissolubilmente legate tra loro, interpreti unici di quella “Grande Inter” che ottenne tanti successi al di fuori dei confini nazionali, contribuendo al processo di “sprovincializzazione” del nostro calcio.
Il primo nome è quello del mitico capitano livornese Armando Picchi che, forse non molti sanno, cominciò la carriera come attaccante, salvo poi diventare un libero di grande autorità sotto la gestione del “mago” Herrera. Di fianco a lui Aristide Guarneri, chiamato “lo stopper gentiluomo” per non aver mai ricevuto un’espulsione in carriera.
Sulla sinistra, a chiudere, quella che è considerata l’icona della storia nerazzura, il terzino che seppe dare nuova forma al ruolo con passo e propensione al gol: Giacinto Facchetti, immortale bandiera, protagonista di tante battaglie, che vanta 634 presenze assolute e ben 59 reti in campionato.


Genio e sostanza a centrocampo

Come spesso tendiamo a fare ogni volta che ci mettiamo alla prova nel difficile compito di stilare il best 11 dei migliori club al mondo, il genio, la classe e l’estro sono preferite alla sostanza. Nel nostro centrocampo nerazzurro all time però abbiamo pensato prima di tutto a Lothar Matthaus: un campione assoluto, dinamico ed estremamente versatile che ha fatto da regista ma anche da mediano, adattandosi con flessibilità estrema al gioco. Parliamo del primo giocatore dell’Inter ad ottenere il premio del Pallone d’Oro (1990, anno in cui vince il mondiale in Italia).
Al suo fianco, due perfetti interpreti di questo sport: come mezzala sinistra non possiamo tralasciare l’immenso estro di Mario Corso, il cui magico mancino ha deliziato San Siro dal 1957 al 1973. Resta nella memoria di tutti gli appassionati per la sua punizione a traiettoria discendente detta “a foglia morta”, rigorosamente calciata con i caratteristici calzettoni arrotolati in basso. A comandare le operazioni, al centro del campo, Luis Suarez: al suo nome sono legati i grandi successi dell’Inter anni Sessanta, grazie ad una brillante capacità tecnica che gli permise di ridefinire il ruolo di regista.


L’imbarazzo della scelta del bomber

Il reparto d’attacco, è quasi certo, scontenterà qualcuno dei nostri lettori, e la colpa va data all’estrema abbondanza di attaccanti che si sono avvicendati nel corso degli anni tra le fila del club nerazzurro. Tra i tantissimi implacabili cannonieri che ne hanno indossato la maglia, il nostro schieramento ideale ha dato importanza al fattore numerico ma soprattutto simbolico.
Ad ispirare le punte Giuseppe Meazza, il cannoniere all time dell’Inter che svetta sugli altri grandi nomi di questa classifica dall’alto dei suoi 284 gol. Considerato da molti il massimo rappresentante italiano di questo sport ed il più grande calciatore nazionale di tutti i tempi, ha legato la sua carriera alla causa interista per ben 14 stagioni. Viene ricordato anche per aver vinto due mondiali consecutivi che l’Italia ottenne nel 1934 e 1938.
Casomai non bastassero i (tantissimi) gol di “Peppin”, siamo certi che le punte che completano il reparto offensivo del nostro 11 ideale non saranno da meno.
Tra i giocatori più amati della storia del club, è necessario inserire tra i titolari Sandro Mazzola, il cui dualismo con il milanista Gianni Rivera tanto animò sia i derby cittadini che l’intera nazione
(si pensi ai mondiali del Messico nel 1970). Figlio del grandissimo Valentino del grande Torino, è stato capocannoniere della Coppa Campioni vinta nel 1964 con sette reti, e può contare un bottino totale di 161 realizzazioni con il suo club.

Chiudiamo l’elenco dei titolari in bellezza – e qui siamo davvero certi di non lasciare spazio a rimpianti e proteste da parte di nessun affezionato interista – con Luis Nazario De Lima, conosciuto come Ronaldo. Considerato il migliore attaccante della sua generazione, e da molti indicato anche tra i migliori di tutti i tempi, il “Fenomeno” arriva all’Inter nel 1997, quando il presidente Massimo Moratti paga al Barcellona la clausola rescissoria di 48 miliardi di lire, cifra record per l’epoca. Vince subito la Coppa Uefa ed il pallone d’oro, imponendosi con ricchissimo campionario di doti, tutte riunite in un unico atleta: è un attaccante prolifico, dotato di forza fisica ed accelerazione impressionante, in grado di mostrare allo stesso tempo agilità di gamba e rapidità mai viste prima. Gravi infortuni ed episodi sfavorevoli hanno purtroppo inciso sui momenti clou della sua carriera in nerazzurro, compromettendone il successo in Serie A.
Dirà Fabio Cannavaro su di lui:

“Per la mia generazione è stato quello che Maradona o Pelé erano per le precedenti. Era immarcabile. Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre”.

Gli esclusi illustri

Certamente potevamo nominare altri giocatori ugualmente meritevoli di menzione, come Walter Samuel, roccioso difensore argentino che è stato fondamentale nei due anni di gestione Mourinho, o ad esempio “Spillo” Altobelli e Roberto Boninsegna, rispettivamente 209 e 171 reti messe a segno. E l’elenco è ancora lunghissimo.
Vi abbiamo soddisfatto o restate ancora perplessi? Come sempre, possiamo discuterne, ma è innegabile sottolineare che mai come in quest’occasione abbiamo davvero sudato percapire chi schierare in campo senza scontentare nessuno.
Alla prossima!