Dall’Antica Roma al boom del gioco on line
Già ai tempi dell’Antica Roma, l’imperatore Claudio trasformò il suo carro in una sala da gioco, disponendo di un meccanismo avanzato grazie al quale i dadi non si spostavano anche in caso di vie dissestate; lo stesso Claudio si circondò di esperti che ebbero il compito di redigere un vero e proprio trattato contenente consigli e aggiornamenti utili al gioco dei dadi.
Insomma, a far parte della tradizione non è solo la scommessa, ma anche lo studio della scommessa stessa. In pratica, sono secoli che l’uomo corre dietro all’utopia delle scommesse vincenti. Sa che i pronostici sicuri non esistono, ma li insegue comunque, un po’ come quando si appassiona alle storie di fantasia che sa che non sono vere. Fa parte del gioco e forse è divertente anche per questo preparare schedine studiate.
Allora, siete pronti per questo viaggio nella storia del gioco delle scommesse? Mettetevi comodi, si parte! Ah, seguiremo un itinerario cronologico in stile Alberto Angela e incontreremo molte curiosità, alcune delle quali magari anche molto utili.
5 mila anni fa i dadi cinesi
Le prime forme di scommessa di cui abbiamo prove certe risalgono addirittura al 3000 a.C. All’epoca basket e calcio erano solo nella loro forma più primordiale, si giocava semplicemente a palla. E allora, su cosa si scommetteva? Si scommetteva sui numeri, le scommesse si facevano con i dadi, che divennero simili a quelli attuali solo con l’avvento della civiltà egizia, intorno al 1000 a.C.
Dove si scommetteva? A cominciare fu la Cina, ma il gioco dei dadi fu sin da subito popolare nell’Antica Roma. Nella Roma imperiale era concesso scommettere solo nel periodo dei Saturnalia, quando erano in corso le festività in onore del Dio Saturno. Una scommessa piazzata in un periodo solare diverso veniva sanzionata con una ammenda il cui importo corrispondeva all’importo scommesso moltiplicato per quattro.
Le scommesse nell’Impero Romano
Una panoramica della storia delle scommesse nel periodo imperiale romano? Diciamo subito che i romani amavano scommettere su tutto. Scommettevano con i dadi, ma anche con gli astragali, a morra o semplicemente a testa o croce. Ma le prime forme di scommesse sportive erano consentite invece durante i Ludi circensi.
Le “spansiones” (letteralmente scommesse) non erano molto diverse da quelle attuali e spesso, proprio come accade oggi con gli sport più popolari, la gente scommetteva anche per vivere in modo più divertente la diretta live degli eventi. Il corrispettivo degli attuali stadi era rappresentato dagli anfiteatri, gremiti di tutti i ceti sociali, più o meno proprio come oggi. Si scommetteva sia sulle corse dei cavalli che sui gladiatori.
Dove si scommetteva? All’epoca non esisteva Marathonbet e neanche i centri scommessa. Le scommesse si piazzavano spesso nelle terme, un vero e proprio luogo di ritrovo in cui non capitava di rado che qualche sprovveduto si facesse truffare da un quotista birbante. Onde evitare di essere colti in flagrante, spesso gli scommettitori si riunivano clandestinamente nei retrobottega, così da sfuggire alle multe decise dall’Impero Romano.
Le scommesse nel Medioevo
Nel Medioevo il tentativo di abolire il gioco d’azzardo incappò in un doppio fallimento. Innanzitutto le autorità dovettero rinunciare agli introiti possibili grazie alla tassa sul gioco. Nel frattempo, la gente continuava a scommettere. Anche nel Medioevo si scommetteva per lo più durante le festività e soprattutto durante le fiere, molto in voga in quel periodo. Ma data la censura del gioco, non mancavano eventi organizzati di nascosto.
Il popolo scommetteva per lo più nelle locande, mentre l’aristocrazia si riuniva in vere e proprie case adibite apposta alle scommesse. In tal caso, c’era un organizzatore dell’evento, che si sostituiva un po’ all’attuale banco. Raccoglieva le quote adesioni di tutti e in cambio organizzava gli incontri tra gli scommettitori.
Le prima case scommessa riconosciute nel Tardo Medioevo
Alla fine del XIV secolo d.C. ecco le concessioni delle prime licenze. Come detto, nel corso dei secoli, la gente aveva continuato a scommettere. Così nacquero delle vere e proprie case di scommessa, però riservate per lo più alle classi sociali più abbienti. La gestione delle case da gioco non era privata, ma era nelle mani dei sovrani, che così erano liberi di imporre le loro regole, le loro sanzioni e i loro guadagni a chiunque avesse intenzione di aprire una sala giochi.
Il boom delle carte da gioco alla fine del Medioevo
Chiunque legga l’espressione “carte da gioco” pensa subito alle carte da gioco napoletane e quindi a Napoli. Mica immagina che alla fine del Medioevo furono importate dall’Oriente dalla Germania!
Il gioco delle carte spopolò, o meglio ancora, trovò porte aperte sia nei ceti plebei che nell’aristocrazia. Eppure il popolo italiano può ritenersi come introduttore ufficiale europeo del gioco delle carte. Infatti, secondo alcuni ritrovamenti, pare fosse stato già in voga durante l’Impero Romano, a partire dal 450 d.C.
Va comunque detto che all’epoca le carte erano molto diverse da quelle attuali. Si chiamavano “aes signatum” e si trattava di lingotti di minerali, rame o bronzo che pesavano un chilo e mezzo ciascuna. I ritrovamenti parlano chiaro, le figure ritrovate? Il sole, un’aquila, ma poi a volte, anche una spada, un bastone e una coppa. A proposito di novità partite all’interno dei confini italiani…
Le prime lotterie durante l’Umanesimo
Nel 1500 nacquero le prime lotterie regolari. Dove? Italia e Olanda. Come funzionavano? Di solito c’era un ente pubblico o privato che raccoglieva le quote e metteva in palio dei premi. Le estrazioni avvenivano in genere durante le feste o comunque in occasioni di ritrovo popolare.
A proposito, il ceto sociale a cui era rivolto il gioco era proprio il popolo. L’occasione fu colta al volo dai sovrani che avevano così l’opportunità di arrotondare le casse. Ma cosa più interessante è che le lotterie spesso venivano organizzate da vere e proprie organizzazioni private e avevano scopi sociali concreti e tangibili.
Il popolo si scopriva capace di raccogliere i propri soldi, fare un fondo cassa ed aiutare i più poveri della comunità. Poi però gli stati cominciarono a vietare le lotterie, temendo che le classi sociali più umili si impoverissero troppo per poi non poter più permettersi di pagare i tributi.
Il boom dei giochi da tavolo dall’Umanesimo in poi
La gente però non rinunciò a giocare. Ed ecco che il primo boom dei giochi da tavolo risale proprio al 1500 e durò fino agli inizi del 1900, per poi ritrovare un nuovo boom nelle modalità più moderne del Duemila. Il gioco da tavolo che ha avuto più successo un po’ in tutta Europa è stato il più famoso di tutti: il gioco dell’oca. Un gioco ad oggi relegato alle festività natalizie, ma su cui all’epoca, gli scommettitori puntavano denaro.
I primi casinò nel 18° secolo
A metà del 1700 nacque invece il gioco della roulette. Attirava per lo più le classi sociali più abbienti, ma furono i divieti del governo francese a fare la fortuna dei casinò della Germania e in particolare di Monte Carlo. Così a metà del 1800, mentre in Francia il gioco d’azzardo e i casinò erano censurati, la Germania ne traeva profitto, attirava turismo, diventava il punto di incontro degli appassionati e reinvestiva il denaro dei turisti nelle infrastrutture.
Le scommesse sull’ippica nel 1800
Risale al 1800 il ritorno di fiamma delle scommesse sui cavalli. Una passione ultimamente dichiarata da Massimiliano Allegri: ” Avevo cinque anni e andavo alle corse dei cavalli con mio nonno. Purtroppo ora l’ippica è andata in disarmo… e invece era tanto bello per i bambini, per le cose. A Livorno c’è una grande passione, ora hanno chiuso anche l’ippodromo, così non ci si può più andare”.
Così come avviene tutt’oggi per il calcio, gli appassionati di ippica scommettevano per vari motivi. Per il piacere di gustarsi una bella scommessa, per vivere più intensamente le gare all’ippodromo, che soprattutto in Inghilterra e Germania rappresentava un punto di ritrovo.
Celebre, seppure risalente a metà del 1900, una nota dichiarazione di Bukowski: “Qualcuno mi ha chiesto: Bukowski, se insegnassi a un corso di scrittura cosa chiederesti loro di fare?. Io gli ho risposto: Li manderei tutti all’ippodromo e li costringerei a scommettere cinque dollari su ogni corsa. Pensava che stessi scherzando […] Ciò che serve a quelli che vogliono diventare scrittori è essere messi in un ambiente che non possono manovrare con giochini deboli e sporchi”.
L’avvento del totalizzatore alla fine del 1800
Si trattava di una particolare tipologia di scommessa in voga negli ultimi decenni del XIX secolo. Al contrario delle scommesse con l’allibratore, nelle scommesse con il totalizzatore la quota su cui si punta non è fissa, ma varia in base al numero di puntate su una data giocata. Più scommettitori puntano su una data scommessa, più la rispettiva quota si abbassa in modo proporzionale.
La differenza più sostanziale rispetto alle scommesse classiche sta nel fatto che l’organizzatore non corre alcun rischio, in quanto svolge solo il ruolo di raccolta delle scommesse. Nelle scommesse con l’allibratore invece, il rischio riguarda anche il banco.
Il gioco delle macchinette nel 1900
A cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, ecco l’avvento del gioco delle macchinette. Il gioco fu inventato in America, ma ci mise pochissimo a sbarcare in Europa. Le classiche macchinette incontrarono molte restrizioni, così, in molti paesi europei, furono legalizzate, seppure era concesso giocarci senza possibilità di vincere denaro.
Il boom delle scommesse sportive negli anni 80
Se il Totocalcio nacque in Italia nell’immediato dopoguerra, le scommesse sportive invece, ci misero un po’ di tempo ad arrivare in Italia dall’Inghilterra. Il grande lancio risale a France ‘98, il primo evento su cui è stato possibile puntare sul territorio italiano. Nacquero i negozi, meglio noti come centri scommesse, che così come gli ippodromi nell’800, diventarono veri e propri luoghi di aggregazione.
Gli appassionati di sport, in particolare di calcio, si recavano nelle ricevitorie per scommettere, ma anche semplicemente per tradizione o per incontrare i propri amici. Oppure semplicemente per seguire live le partite…
Il gioco online
Si trattò di una svolta quasi senza precedenti, dato che su piattaforme online e mobili, ora è possibile piazzare qualunque tipo di scommessa, su qualunque tipo di evento, in qualsiasi momento e magari anche direttamente dallo stadio. In Italia l’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato istituita nel 1927), ora ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), nel 2002 ha accettato le scommesse online.
Il GamblingState del 2008
Si tratta di un contratto di stato tra gli stati federali individuali tenutosi in Germania. Scopi ufficiali del GamblingState del 2008? Combattere e prevenire la dipendenza dal gioco e rafforzare la protezione dei giocatori e dei giovani. Ogni gioco deve essere così autorizzato prima del lancio con lo scopo di prevenire frodi o organizzazioni a delinquere.
Le scommesse live
Si tratta di una grande novità nella storia del gioco e in particolare nella storia del gioco delle scommesse sportive. Con il live bet, gli scommettitori possono fare delle puntate durante la diretta degli eventi. Un’occasione adrenalinica da vivere con consapevolezza e non necessariamente da vietare a te stesso.
Del resto, dato che il gioco delle scommesse va avanti da 5 mila anni, magari è giunto il momento di mettere in pratica tutti questi secoli di apprendistato e imparare a giocare con consapevolezza. È il caso infatti di chiudere con un consiglio di Bukowski. “Scommetti solo quando puoi (permetterti di) perdere. Voglio dire, senza rischiare di dormire su una panchina del parco. O di saltare tre o quattro pasti. La cosa più importante che devi fare è mettere da parte i soldi dell’affitto. Evita le pressioni. Sarai più fortunato”.